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Come nascono le idee e come produrne di più

Scritto da Giancarmine Nolè il .
Pubblicato in: comunicazione

Chi lavora come creativo con il compito di produrre costantemente idee sa bene di essere instancabilmente in trincea. È necessario essere dotati di un’infinita dote di passione e di pazienza ma posso dire che è il mestiere più bello del mondo. È il mio mestiere.

È una fibrillazione quotidiana, perché per quanto si possa auspicare una programmazione con il committente, esiste sempre la richiesta dell’ultimo minuto da esaudire.
Personalmente sono giunto alla conclusione che vivere “sotto pressione” consente al tuo stato mentale di produrre con maggiore creatività.

Se pensassi di dover avviare un progetto 30 giorni prima e lavorarci per un mese intero otterrei probabilmente la somma di una serie di infinite varianti.

Con questo non dico che non è utile programmare il lavoro, al contrario. Ritengo tuttavia che l’idea è una fiamma che si accende fulminea dentro di noi.

Mi sono spesso chiesto quale sia il processo che porta alla produzione di nuovi stimoli creativi in grado di generare nuove idee.
Quello che penso è che “noi siamo le buone idee”. Quando cerchiamo una soluzione ad un progetto ci viviamo dentro, siamo noi stessi parte dell’idea che va piano piano strutturandosi sulla base del nostro bagaglio di esperienze.
È il nostro vissuto che si esprime e lancia messaggi, richiama le nostre letture, i particolari che abbiamo osservato, le cose che abbiamo ascoltato e che ci hanno colpito e che si sintetizzano orientandosi verso quello scopo preciso.

Potrei cercare di sintetizzare il mio processo di produzione in questo modo:

Ascolto
è una fase nella quale mi confronto con il committente, divento parte delle sue aspirazioni e delle sue esigenze, prendo appunti sulle motivazioni, sui dettagli, forme e colori, sui commenti e le descrizioni;

Decanto
lascio depositare in me le percezioni che sono arrivate, visualizzo per immagini e prefiguro quello che potrebbe riuscire a rendere una sensazione di appagamento e di soddisfazione a chi mi ha rivolto la sua richiesta;

Elaboro
sintetizzo in testi, appunti, elaborazioni grafiche cercando significati ai simboli e alle loro connessioni elaborando una unicità che abbia l’obiettivo di distinguersi nel rumore in cui viviamo capace di diventare memorabile.

Come racconta Bob Noorda in una bella intervista con Francesco Dondina diventato poi il libro “Bob Noorda. Una vita nel segno della grafica” che assolutamente non dovrebbe mancare nella libreria di un creativo, non è possibile raccontare come vengono le idee. È una cosa che non si insegna; un processo lento, solitario, in cui devi creare e lasciare decantare, per poi giungere alla sintesi. Lì sta la difficoltà, ed è proprio quello che ho sempre cercato di far capire ai miei allievi che, impetuosi come tutti ragazzi, sono convinti che basti buttare giù un’idea per convincersi di aver trovato la soluzione. E invece no, la soluzione è ancora lontana; è lì, che ti guarda, ma bisogna saperla vedere. Più che altro si può insegnare e imparare un metodo per conseguire un risultato.

Piero Angela diceva che per restare vivi bisogna sempre avere un nuovo progetto.
Cercare nuove idee è un po’ come doversi ricordare di rimanere vivi tutti i giorni, facendosi il regalo di offrirsi costantemente stimoli nuovi attraverso la lettura, il confronto costruttivo, la curiosità per le cose interessanti che ci circondano e le belle persone che incontriamo.

Perché in fondo il mestiere del creativo è un po’ una missione il cui obiettivo è quello di cercare di aiutare gli altri a sentirsi migliori attraverso ciò che riusciamo a “donare” loro.